Dal prossimo anno accademico il Polo universitario astigiano ospiterà un master annuale di primo livello in Infermiere di famiglia e di comunità. Sarà un nuovo percorso di specializzazione che fa capo alla scuola di medicina del Dipartimento di Scienze della sanità pubblica e pediatriche dell’ateneo di Torino.
L’obiettivo è quello di alternarlo, dall’anno accademico 2022/23, ad un master annuale di I livello in Area critica e delle emergenze, sempre legato al medesimo Dipartimento. Inoltre si sta lavorando per avviare un corso di laurea magistrale di secondo livello in Scienze infermieristiche ed ostetriche, da aggiungere al corso di laurea triennale in Infermieristica già presente.
E’ emerso dalla recente riunione fra i vertici del corso di laurea in Infermieristica e del Polo universitario astigiano. A parteciparvi il presidente del corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche Valerio Dimonte, i presidenti e coordinatori del corso nella sede astigiana (Tiziana Musso, Claudia Penna, Mauro Villa, Bruna Poggio, Giorgio Bergesio) e il presidente del consorzio Astiss (che gestisce a livello amministrativo il Polo universitario) Mario Sacco, affiancato dal direttore di sede Francesco Scalfari e dal direttore amministrativo Luigi Graglia.
Le parole di Sacco
«L’intento – commenta Sacco – è potenziare e sviluppare l’offerta formativa già presente sul territorio per rendere il polo universitario astigiano un riferimento regionale e nazionale nei settori della salute, del benessere e della qualità della vita. La collaborazione fra i responsabili del corso presso l’ateneo torinese e la sede astigiana è avviata da tempo e si sta concretizzando in un’offerta didattica di alta qualità. Un’offerta che vuole essere vicina alle esigenze del territorio, dei cittadini e delle istituzioni (costantemente interpellate), evitando salti nel vuoto o voli pindarici».«Con questi potenziamenti – aggiunge Mauro Villa – cerchiamo di aggiungere valore nella formazione e investire sul futuro dei nostri ragazzi e della collettività. Da tempo raccogliamo spunti e richieste dal territorio e dagli operatori di ampliare la formazione, in quanto l’attuale pandemia, che non ne esclude di future, consiglia di attivare un tipo di sanità più vicina ai cittadini, più attenta ai quartieri, con professionisti che collaborano e si confrontano in modo multidisciplinare (medici, infermieri e operatori socio-sanitari insieme). Il tutto per migliorare la prevenzione e le cure già dalle fasi iniziali di insorgenza del malessere, in modo da ridurre l’ospedalizzazione».
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