Il Corso di formazione, rivolto prevalentemente ai pneumologi, è finalizzato all’approfondimento degli aspetti diagnostici e clinici di queste patologie
La formazione universitaria e post-universitaria nell’ambito delle malattie rare si arricchisce sempre di più, segno che la sensibilità su questi temi, anche da parte della classe medica, sta aumentando. Perché occorre formare sulle malattie rare anche chi lavora già da anni come medico specializzato? Perché le patologie rare sono complesse per definizione: ogni giorno se ne scoprono di nuove oppure si svelano nuovi meccanismi di condizioni già note, è un work in progress incessante e, pertanto, senza un’adeguata preparazione, si rischia di non intercettare o non trattare in modo adeguato queste malattie.
In Campania si stanno attivando molti master universitari su questi temi, come quello lanciato dall’Università “Luigi Vanvitelli” e già alla sua seconda edizione. Ora, l’Università “Federico II”, già da tempo impegnata nella formazione sul territorio nell’ambito delle malattie rare, lancerà a settembre la prima edizione del “Master Universitario di II livello in diagnostica e terapie delle malattie rare polmonari”, organizzato dalla Scuola di specializzazione in pneumologia dell’Ateneo napoletano. Ne abbiamo parlato con il Professor Alessandro Sanduzzi Zamparelli, pneumologo, direttore della scuola di specializzazione, ordinario di malattie respiratorie presso l’Università “Federico II” e direttore U.O.C. Pneumotisiologia presso l’Ospedale Monaldi di Napoli.
Professor Zamparelli, perché è stato deciso di istituire un master nell’ambito delle patologie rare polmonari?
“L’obbiettivo del Master è creare esperti nel campo delle malattie rare polmonari. E ci prefiggiamo di offrire questo master in virtù della nostra esperienza decennale. La Scuola di specializzazione che dirigo è un riferimento anche per le patologie respiratorie rare, come sarcoidosi, fibrosi polmonare e altre. Noi siamo medici certificatori e prescrittori: significa che possiamo sia certificare la malattia (ad esempio per ottenere un’esenzione dei ticket utili per le visite mediche) sia per prescrivere terapie che presuppongono un piano terapeutico, ad esempio per gli anti-fibrotici. Il nostro centro è ormai da decenni protagonista di trial sui nuovi farmaci per queste terapie e siamo un riferimento di second opinion per casi sospetti che arrivano dalla periferia e da regioni limitrofe. Abbiamo voluto realizzare questo master proprio perché ci rendiamo conto del vuoto formativo che ancora esiste su queste patologie: una malattia, per essere diagnosticata e trattata, deve prima di tutto essere conosciuta. Io intercetto quello che conosco, so fare diagnosi differenziali se conosco. Altrimenti la malattia rara può passare per altro e si arriva alla diagnosi troppo tardi. Ad esempio, la fibrosi polmonare interessa soprattutto i fumatori, i quali spesso soffrono di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): otto medici su dieci vedono solo la BPCO e ignorano l’eventuale fibrosi, che può avere sintomi simili. In questo modo si effettua una scorretta diagnosi e non si tratta in modo adeguato il paziente.
A chi è rivolto il Master?
“È soprattutto rivolto a pneumologi, specializzati e specializzandi. Abbiamo ricevuto 14 candidature, che non sono poche per un master di secondo livello, e ci fa piacere constatare che gli iscritti arrivano da tutta Italia: non solo Campania, ma anche Abruzzo, Lazio, Lombardia. Certamente, bisognerebbe formare anche i medici di medicina generale sulle malattie rare, perché loro sono i primi a intercettare i casi sul territorio e a mandarli poi agli specializzati, ma abbiamo già lavorato in questo senso con corsi di formazione specifici per la medicina generale. Con questo master vogliamo approfondire gli aspetti diagnostici e clinici. Le lezioni inizieranno il 12 settembre e termineranno ad aprile. Si tratta dell’edizione 2021-2022 perché, a causa della pandemia e altri ritardi, è slittato tutto di un anno. In autunno, infatti, partirà anche la seconda edizione del Master (2022-2023), quasi in contemporanea”.
Su cosa si concentrerà il Master?
“Le malattie rare polmonari sono circa una ventina e, fra l’altro, tanto rare non sono, perché sono appena sotto la soglia dei 5 casi ogni 10.000 persone. Credo che, in realtà, i casi siano molti di più e master come questo servono proprio a rintracciare le mancate diagnosi. Sono convinto che, tra qualche anno, la fibrosi polmonare non sarà più considerata una malattia rara. Durante le lezioni, quindi, cercheremo di approfondire le patologie anche valutando casi clinici, svolgendo esercitazioni pratiche, mettendo in risalto il necessario approccio multidisciplinare: le malattie rare coinvolgono molti porofessionisti e nel caso di quelle respiratorie prevedono l’intervento non solo dello specialista pneumologo, ma anche del reumatologo, del radiologo, del medico di laboratorio e del broncoscopista, senza dimenticare anche l’apporto del chirurgo toracico, perché in molti casi l’unico trattamento efficace è il trapianto di polmone. Quindi, al Master insegneremo anche a lavorare in team, insieme ad altre figure professionali”.
Quali materie verranno trattate?
“Scorrendo le informazioni sul corso si comprende come l’obbiettivo sia dare un inquadramento della gestione della patologia respiratoria rara a tutto tondo, senza tralasciare nulla: si parte dai casi celebri di personaggi famosi con malattie respiratorie rare (Chopin, ad esempio), passando per il pattern imaging delle interstiziopatie fibrosanti, della fibrosi polmonare idiopatica, delle malattie cistiche polmonari e delle polmoniti croniche da ipersensibilità. Si parlerà, naturalmente, di ipertensione polmonare primitiva e vasculiti e saranno svolti laboratori di immunologia. Per quanto riguarda gli aspetti diagnostici, si terranno lezioni – giusto per citare alcuni esempi – sulle implicazioni nella diagnostica differenziale delle malattie respiratorie di interesse reumatologico e della sarcoidosi cardiaca e si parlerà della diagnostica molecolare nell’ambito della fibrosi cistica e dei nuovi trattamenti per questa malattia”.
Per maggiori informazioni visita il sito dell’Università degli Studi Federico II di Napoli.
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